
Space 47
In una lontana galassia c’era una ciurma di pirati intergalattici formata da un umano,
un gatto ed un aspirapolvere, che andava a caccia di alieni rari in giro per lo spazio.
Un giorno l’equipaggio sente una strana notizia trasmessa dalla TV che raccontava della sparizione di un gruppo di persone in circostanze misteriose nel pianeta numero 47.
Incuriositi dal fatto, decisero di andare sul luogo dell’accaduto e di investigare fino al mattino dopo, per vedere eventuali cambiamenti generali dal dì alla notte.
Appena arrivati sul pianeta aprirono il rifugio portatile con un semplice “click” (un nuovo design per i rifugi tascabili inizialmente arrivati sul mercato 20 anni prima…ma la gente li classificò “poco portatili”).
Durante la notte il gatto e l’aspirapolvere sentirono dei rumori strani provenire in lontananza: incuriositi uscirono dal rifugio e andarono in mezzo ai cespugli e, tutto d’un tratto, furono abbagliati da questa luce proveniente da un antico faro altissimo che si trovava nel bel mezzo della giungla per motivi ignoti e lontani nel tempo.
Divorati dalla curiosità e infastiditi dal rumore strano si intrufolarono dentro il faro scassinando la vecchia serratura arrugginita con una pistola laser.
Quando entrarono iniziarono subito a salire per andare verso il rumore, che sempre più da vicino sembrava musica.
La musica proveniva da una stanza completamente vuota con solo una bambolina in legno seduta per terra che suonava un piccolo ukulele in legno di ebano.
I due increduli si avvicinarono e la bambola sussurrò che loro non avevano i requisiti adatti per stare in quella stanza perché a quanto pare non possedevano il sorriso più bello dell’universo tanto agognato dal piccolo essere di legno che non poteva sorridere.
All’improvviso i due vennero spazzati via da una folata di vento e tornarono all’accampamento per raccontare i fatti all’ umano che incredulo decise di andare al vecchio faro.
Arrivato nella piccola stanza la bambolina usò la sua musica per pietrificare l’uomo e togliergli il sorriso, ma sul punto di pietrificazione totale lui chiamò il gatto che prima di farsi pietrificare con i suoi artigli tagliò le corde dell’ukulele e usò il telefono per inviare una e-mail al se stesso del passato sfruttando la divergenza spaziotemporale per avvisarlo del pericolo imminente ma…
il gatto non sapeva che se due universi vengono a contatto il tempo si deforma e l’universo collassa su se stesso
….
Quindi tutto diventò un buco nero.
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